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DENTRO LIMBUS: CONVERSAZIONI AI CONFINI DEL VISIBILE

  • Immagine del redattore: Francesca Brunello
    Francesca Brunello
  • 5 mag
  • Tempo di lettura: 5 min

Tre artisti, tre visioni, un unico varco tra sogno, materia e inconscio. Un'intervista corale che svela le profondità simboliche e sensoriali della mostra Limbus – Soglie Mistiche inaugurata il 28 Marzo a Bassano del Grappa.


Esiste un luogo sospeso, una soglia senza tempo dove ciò che è reale si confonde con ciò che è percepito, sognato, evocato. Limbus – Soglie Mistiche è questo spazio di passaggio, dove tre artisti – Giovanna Morando, Veronica Merlo e Michael Cromarty – attraversano mondi interiori e simbolici, intrecciando visioni intime, gesti rituali e materia trasformata. In questa intervista a più voci, vi invito a esplorare il cuore pulsante della mostra: una narrazione fluida che nasce da domande aperte, riflessioni personali e frammenti poetici. Ogni risposta è un varco, una chiave, un invito ad abitare il limbo dell’arte.


La mostra è visitabile fino al 16 maggio presso Villa Angaran San Giuseppe, Bassano del Grappa (VI) ✧


Curatrice e artisti durante l’inaugurazione della mostra “Limbus – Soglie Mistiche” a Villa Angaran San Giuseppe
Da sinistra Michael Cromarty, Francesca Brunello, Giovanna Morando e Veronica Merlo - Ph. Anna Minestra

Cosa significa per te “attraversare una soglia”? Un passaggio, una trasformazione, un confronto con l’ignoto. C’è una soglia – reale o simbolica – che ha segnato la tua pratica artistica?


GIOVANNA MORANDO: ≪Per me “attraversare una soglia” è certamente qualcosa di interiore. Significa imparare qualcosa di nuovo, anche su noi stessi, conoscersi sempre di più, provando strade mentali diverse, esplorando la nostra percezione alle cose esterne, ma anche interne come le esperienze vissute o le emozioni che proviamo. Quante volte mi sono trovata spiazzata da un sentimento che pensavo mi stesse sovrastando… “Attraversare una soglia” per me significa capirlo, accettarlo, farlo mio, per superarlo e non averne più paura. Una soglia in particolare che ha segnato la mia pratica artistica è stata qualche anno fa, quando ho preso coscienza che non potevo più nascondermi, non volevo, e anzi, ho deciso che ne avrei fatto il mio lavoro. Questo passaggio ha avuto davvero importanza per me, soprattutto dal punto di vista dell’insicurezza personale (che ormai era diventata la mia comfort zone), perché mi ha fatto crescere e capire che non ho più timore nel mostrarmi per quella che sono… E penso si noti anche nelle mie opere≫.


MICHAEL CROMARTY: ≪Varcare la soglia per me è un'occasione per entrare nel futuro sconosciuto, per esplorare qualcosa di nuovo, affrontare le mie paure, le mie ansie e capire chi sono come persona. Essendo questa la mia prima mostra, ho voluto sfruttarla come un'opportunità per spingermi fuori dalla mia zona di comfort≫.


VERONICA MERLO: ≪Il termine Soglia è per me parallelo al “Sublime”, un’affascinante e allo stesso tempo inquietante limite di conoscenza. Una delle Soglie che da sempre e sempre di più mi affascina é la Morte, attraversamento definitivo di cui tutti discutiamo e speculiamo, ma che rimarrà sempre il mistero finale dell’esistenza. La prima Soglia importante é per me arrivata prima di partire per la Scozia: sapevo che l’avrei attraversata a breve e non avevo idea di cosa sarebbe successo dall’altra parte. Per la prima volta ho scelto per me stessa un futuro che da anni sentivo di dover esplorare: stavo lasciando tutto ciò che conoscevo per diventare io stessa una sconosciuta. Questa Soglia ha accresciuto e confermato la mia passione per l’incisione e tutto ciò che è arte manuale. Le difficoltà dei primi anni con la lingua e la cultura diversa mi hanno reso decisamente più forte, mi hanno spinto a scegliere la strada e il lavoro che volevo per me, confermando la teoria che l’arte è comunicazione universale e - soprattutto- che “Tutto il Mondo è paese”≫.





I tuoi lavori sembrano emergere da uno spazio interiore sospeso tra sogno, memoria e inconscio. Da dove nasce l’immaginario che abiti?


GIOVANNA MORANDO: ≪Ciò che rappresento è estremamente personale, ma in cui penso tante persone possono ritrovarsi. Si tratta di un viaggio alla scoperta di se stessi, analizzo i miei sentimenti ed emozioni, per poterli accertare e comprendere al meglio. Quindi nasce da ciò che ho passato, stati di spensieratezza, nostalgia, a volte paura, manipolazione, ma anche gioia e amore. È una terapia, molte volte più efficace dello psicanalista (non mi vergogno di dirlo), per me≫.


MICHAEL CROMARTY: ≪Ho sempre avuto un'immaginazione sfrenata e mi piaceva l'idea di mescolare generi e stili diversi che di solito non lo sarebbero. Molte delle mie idee nascono dai vecchi cartoni animati degli anni Quaranta e dal cinema d’epoca≫.


VERONICA MERLO: ≪Venezia e le sue maschere mi hanno seguito fin da piccola, accompagnate da un senso profondo di un qualcosa da scoprire. Le maschere celano volti, i volti celano la profondità di una persona e tutto l’universo emozionale che ne deriva. Come i sogni che fin da allora mi accompagnano e che scrivo in quaderni da anni, per curiosità e per ispirazione. Nel dipinto “Persistenza della Memoria” di Salvador Dalí ho scoperto per la prima volta cos’é la ‘pittura’ da bambina: non riuscivo a smettere di guardare quegli orologi molli sciogliersi all’infinito. Da allora ogni spunto, ogni storia sono diventati semi per disegni e dipinti, le idee fluiscono molto spesso senza sforzo≫.


Nel tuo processo creativo, c’è un momento che senti profondamente meditativo o quasi rituale?


GIOVANNA MORANDO: ≪ Sí, la mattina intorno alle 06.30, ho tutto il mio rituale di preparazione prima di iniziare a lavorare. Si tratta di cose semplicissime, ma per me importanti per risvegliare i cinque sensi: contemplare il silenzio, accarezzare i gatti, lavarmi con acqua fresca la faccia e le mani, preparare il caffè, sentire l’aroma uscire dalla moka, guardare fuori per qualche minuto o andare in terrazzo, respirare profondamente… Sono queste piccole cose che fanno sì che io possa focalizzarmi e dare sfogo alla mia creatività≫.


MICHAEL CROMARTY: ≪Direi che l'inizio del processo creativo è molto caotico, tuttavia, quando arrivo a un disegno che mi piace, il processo diventa più meditativo: Posso disegnare e dipingere per ore e ore≫.


VERONICA MERLO: ≪Il mio rituale è la trasposizione di un’idea sulla carta senza prevedere cosa ne uscirà: disegnando molto per lavoro - e su commissione- mi trovo a volte a dover lasciare il disegno per un po’, a volte la pressione e la quantità di richieste soffoca la freschezza delle idee. Ma quando ho del tempo libero per me, quando viaggio o quando sto meditando, spesso le idee arrivano all’improvviso e sento l’urgenza di trasporre su carta prima che spariscano di nuovo. Molto spesso chiudo gli occhi e traccio segni su carta, per poi disegnare quello che ne vedo dentro ad occhi aperti. O semplicemente disegno ad occhi chiusi per poi vedere che figure ne escono. Il rituale è chiaro quando ore e ore passano senza fermarsi, tanto sei immerso nel tuo lavoro. La meditazione trascendentale mi aiuta spesso a liberare la mente e - letteralmente - vedere nuove idee che ho bisogno di liberare≫.


Le tue opere invitano a rallentare, a “sentire” più che a capire. Se la tua arte potesse aprire una porta verso un’altra dimensione… dove ci condurrebbe?


GIOVANNA MORANDO: ≪Probabilmente sarebbe una dimensione in cui ogni emozione è travolgente, ogni sogno è entusiasmante, ogni materiale è particolare, ogni colore è impressionante, ogni suono è potente… Un mondo dove il silenzio è assordante, l’amaro è invogliante e il dolce non è mai stucchevole≫.


MICHAEL CROMARTY: ≪La mia sarebbe una dimensione piena di meraviglia e di esplorazione, con idee illimitate, dove il colore e la gentilezza sono fondamentali≫.


VERONICA MERLO: ≪Decisamente ci porterebbe a fluttuare sospesi attorno a questa Galassia e le altre infinite che non conosciamo, fra buchi neri e misteriosi altri pianeti, ma anche dentro di noi, distesi su un prato luminoso e assolato o fra le nuvole più alte. Ho sempre percepito una certa magia nelle regole matematiche di questo Universo e negli atomi che ci connettono e che riducono tutti noi alla stessa materia. L’esistenza è una curiosità dopo l’altra da scoprire, con le sue luci e le sue ombre≫.

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